Integrazione e Isolamento
November 29th, 2007Eh si … lo so ! Prima o poi ci saremmo dovuti passare, ci tocca.
Come vivono l’immigrazione gli americani, sono razzisti ? … sono chiusi ? … xenofobi ? … integralisti della democrazia e imperialisti moderni ?
Come mio solito, vi metto sul tavolo una serie di elementi e lascio a voi le considerazioni:
– in questa parte di America, in questa città e paesini circostanti, ho notato pochissime persone di colore. se dovvessi tradurre in numeri direi a spanne che ogni 10 persone 2-3 sono ispanici 1 nero e il resto bianchi caucasici-indoeuropei.
– la comunità si muove e si autoregola in materia di “diversità e coesistenza” attraverso un processo di maggioranza silenziosa: indipendendemente da razza, religione e provenienza, chi non accetta i fondamenti del vivere sociale americano (molto simili a quelli europei) viene automaticamente segregato e ghettizzato in spazi, luoghi e costumi che delimitano nettamente la differenza del “buono e giusto” rispetto a quelli del “cattivo e da tenere a distanza”. Insomma, i simili vivono a stretto contatto coi propri simili, chi è meno o non è del tuttto “simile” viene portato a creare una sua cellula sociale emarginata e atipica e come tale viene trattata.
– Quelli che in Italia sono gli immigrati dei paesi dell’est qui in AZ sono i messicani. C’è una nutrita comunità ispanica integrata e felice SE E SOLO SE residente legalmente sul suolo americano (lavorano e si danno da fare in vari modi, onestamente e dignitosamente) , i clandestini hanno vita davvero difficile e non possono uscire allo scoperto per il rischio di venire estradati all’istante. Vivere qui senza assicurazione sanitaria, senza diritti, senza un lavoro legale non è facile, significa vivere da fantasmi, significa non esistere per il mondo. Ho notato un alto livello di intransigenza anche da parte di cittadini comuni, conversando su questo tema. (c’è da tenere anche conto che in america le parola comunismo e assistenzialismo non esistono nel vocabolario e laddove citate sono quasi considerate come bestemmie)
– Gli italiani oramai sono solo dei lontani parenti dei nostri emigranti (grande depressione degli anni ’30) … immaginateveli come degli americani a tutti gli effetti con la sola differenza che mangiano bene e hanno buon gusto. Non ho percepito gli italiani come una minoranza di immigrati, bensi come la normalità. Un’enorme maggioranza di famiglie hanno origini europee (non UK), è la normalità.
– Il lavoro nero qui esiste eccome, proprio come in Italia e per gli stessi motivi: fà un gran comodo sia agli imprenditori, che pagano poco o nulla la manovalanza, sia ai clandestini che posso vivere e guadagnare qualcosa.
– Phoenix è una metropoli, conta poco piu di 4 milioni di abitanti dislocati su un territorio che và da Lecco a Pavia come estensione. Non essendoci palazzi ciò che da noi è sviluppato in altezza qui è sviluppato in larghezza. Come in tutte le metropoli ci sono le zone degradate ad altissimo tasso di criminalità. Abbiamo avuto occasione di passare in auto tra questi quartieri e non è stato particolarmente piacevole.
– L’etnia ispanico-messicana viene disprezzata e purtroppo vedendo dove e come vivono posso capire perchè, e la storia si ripete come per gli zingari e gli albanesi da noi.
Darà molto fastidio alla nostra sinistra, ma queste persone vivono come animali per scelta e per assenza di cultura, di prospettive e progetti ANCHE qui in USA … dove non manca per nulla lavoro, i diritti umani sono sacri, l’economia è forte e c’è molta meno xenofobia che da noi (questo è un’intero continente di emigranti).
Dopo aver visto come vivono queste persone ai margini della società mi sono ancora più convinto che il marcio sta nel “metodo” sociale con cui accogliamo queste persone, non è questione di bontà o durezza di cuore.
In Italia accampiamo un monte di scuse: povertà, mercato del lavoro pietrificato, diritti e tanto fiato al vento … in un posto dove queste scusanti non sussistono perchè la disoccupazione è quasi assente e i diritti sono difesi, questi strati sociali vivono esattamente nello stesso degrado che in Italia.
Come mai una tale analogia tra due paesi e culture cosi distanti ?
Una risposta la possiamo trovare nel rifiuto ad identificarsi con una società e la sua cultura e una testarda determinazione a riceverne invece i benefici … mantenendo il proprio stile di vita, strategia tipica del parassitismo democratico, del vivere all’ombra di una minoranza opulenta, stato che inevitabilmente genera pressioni e frizioni tali da favorire lo scontro ideologico e il razzismo.
Sto per dire un’esagerazione volutamente provocatoria per semplificare cosa intendo:
i disperati collaborano attivamente a mantenere e non cambiare la loro condizione di disperati proprio come le donne che pretendono diritti e rispetto e continuano a offrirsi come prodotto di consumo mediale spogliandosi negli spot pubblicitari e dando al mondo solo il loro prodotto di bellezza.
L’unica soluzione di “riscatto” per questi bisognosi è accettare di entrare a far parte di un sistema non nativo per loro, modificarsi, adeguarsi, ambientarsi e inserirsi … sia in USA che in Europa, e la sola speranza che possono avere per ricevere la dignità che meritano all’interno di un mondo benestante in cui non hanno avuto la fortuna di nascere.
Ancora una volta, la parola chiave per il progresso è … ADATTABILITA’
Notizia dell’ultima ora che non sapevo, dal 1 gennaio 2008 entra in vigore una nuova legge a livello nazionale che prevede l’espulsione di chiunque non risieda legalmente sul suolo statunitense, e da quello che sembra i decreti di espulsioni in USA hanno effetto immediato.
Dopo tanto tempo in asfissia e assuefazione alla recidiva illegalità italiana il sentire e vedere la legalità all’opera mi lascia sorpreso come un marziano.
Ma plachiamo l’entusiasmo … questo non è il paradiso terrestre, tutto ha un prezzo, e ne parleremo piu avanti.
@Daniele